venerdì 2 settembre 2016

#CharlieHebdo, quando la satira indica la luna l'indignato guarda il dito

Charlie Hebdo ritorna alle cronache con le sue vignette, dopo i terribili attentati di gennaio 2015. Questa volta obiettivo della satira della rivista francese è l'Italia e il terremoto che ha colpito nell'epicentro tra i comuni di Accumoli, Amatrice (provincia di Rieti) e Arquata del Tronto (provincia di Ascoli Piceno).

Come poteva essere prevedibile le vignette hanno scatenato l'ira e le accuse di vergogna e indecenza sui social network, con i tanti "Vorrei sapere dove sono e cosa dicono i tanti Je suis Charlie di un anno fa...?" Riportando quasi come per dato la connessione col fatto che un po' i vignettisti il dramma degli attentatori se lo sono un po' cercato e che chi pubblica queste indecenze di sicuro non è eroe e soprattutto questa non è satira perché non fa ridere nessuno.

Dopo un anno e mezzo si riparla di satira e di vignette e l'indignazione questa volta è tutta italiana, con l'ambasciata francese che tiene a sottolineare che Charlie Hebdo non rappresenta la Francia e che quelle vignette non sono condivise.

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Prima di analizzare le vignette incriminate, cerchiamo ancora una volta di fissare e chiarire il significato di satira, perché in tanti si sono accesi a specificare che queste vignette non sono satira e che non fanno ridere.
Siccome la definizione di satira non è semplice da specificare, perché la satira in sé non si inserisce in un confine preciso prendo in prestito le parole di un maestro della satira italiana, Daniele Luttazzi, che nel 2006 definì così l'arte satirica.

La satira, per definizione, è contro il potere. Contro ogni potere. E’ una combinazione di ribellione e irriverenza e mancanza di rispetto per l’autorità. (…) La satira è esercizio di libertà. (…) La satira dev’essere contro ogni potere. Anche contro il potere della satira.
La satira è...
può essere divertente, può essere volgare, può essere ironica, può essere fascista, può essere tante cose. Il limite è il gusto di chi fa satira.
Può piacere o non piacere, può essere più difficile e non essere tanto semplice da cogliere, si può ignorare o attaccare.
La storia dei satiri e della satira conosce tante repressioni e tanti attacchi.

La satira non è per tutti e può essere suscettibile di strumentalizzazioni, l'importante sarebbe coglierle per evitare di diventare uno strumentocapace usarci.


Detto questo, terminiamo il sermone istruttivo sugli argomenti e prendiamo in considerazione le vignette, anzi la vignetta incriminata di Charlie Hebdo che tutti i tg stanno spiattellando tra i titoli e che tanti, moralizzatori della prima, seconda e terza ora stanno attaccando indignati.
 

 
Con tanto di frase "Circa 300 morti in un terremoto in Italia. Ancora non si sa che il sisma abbia gridato 'Allah akbar' prima di tremare".

giovedì 1 settembre 2016

#FertilityDay una cosa inutile di cui potevamo fare a meno.

La forte crisi demografica richiede che il bisogno di nuove nascite possa incrementare la popolazione giovane che in futuro potrà pagare le pensioni ai più vecchi, le tasse e il debito pubblico che continua a essere un fardello per questo Paese.

Il Ministero della salute ormai lo saprete tutti ha deciso così di sensibilizzare le donne a non perdere il treno della fertilità, lanciando il tristemente noto #FertilityDay il 22 settembre.
Quello che molti commentatori hanno definito come un imbarazzante passo falso e che in sostanza è qualcosa di più.

Per poter trovare una definizione adeguata del fertility day, si può citare una esilarante scena di Paolo Villaggio in "Il primo tragico Fantozzi" che definiva (ingiustamente) il film "La corazzata Potemkin".

La campagna del ministro della salute Beatrice Lorenzin il 22 settembre, prevede una giornata in cui saranno previsti eventi tutti finanziati da soldi pubblici per offrire alle persone informazioni sulla pianificazione familiare e incoraggiare la genitorialità.