mercoledì 1 giugno 2016

#Almaviva storia di una crisi perpetua e certificata

L'esito delle trattative di Almaviva tanto decantato dai media scongiura gli esuberi nel breve periodo, ma non risolve alcun problema, stringendo in una morsa ancora più stretta i lavoratori nel coro trionfale unanime di governo e sindacati.

Almaviva: trovato l'accordo, salvi i tremila lavoratori. Tutti gli esuberi scongiurati.

Abbiamo salvato i lavoratori Almaviva. L'ennesima dimostrazione che il Governo mantiene le promesse.

Dev'essere davvero difficile svegliarsi dopo una giornata difficile di protesta con titoli del genere e il trionfalismo di Renzi.





Più o meno con quella faccia si saranno alzati tutti i lavoratori almaviviani quando hanno letto dell'accordo e dei toni trionfanti di tutti i media nazionali che commentavano la salvezza dei lavoratori. 
Foto di sindacalisti trionfanti e tg nazionali annunciavano il salvataggio dei lavoratori.

Nessun esubero in Almaviva e un plauso al lavoro di viceministro Bellanova

Tutti soddisfatti.

Si festeggiava anche tra i lavoratori tra caviale e champagne per tutti.

Dopo un po' che la sveglia inizia a rendersi più chiara e si inizia a capire bene quello che è successo, si analizza l'accordo firmato e controfirmato dalle sigle sindacali e non puoi non ricordarti di quando la disillusione di quel lavoratore arrabbiato diceva: 
Vedrai questa notte sarà il momento giusto, saremo andati tutti via e loro firmeranno. Firmeranno qualsiasi cosa, ci venderanno e la faranno passare per una vittoria.




Con il senno di poi non gli si può dare torto. Questa firma rappresenta un gioco a somma positiva per tutti: il Governo ha impiegato due ore per trasformare il risultato in un grande spot elettorale, perché #MatteoRisponde #DalleParoleAiFatti

L'azienda ha ottenuto tutto quello che voleva: certificazione scritta della crisi e degli esuberi sui tre centri, copertura della solidarietà solo sui tre centri, cassa integrazione straordinaria per 12 mesi, formazione pagata dallo stato, maggiore flessibilità nella gestione degli istituti, ulteriore potere ricattatorio nei confronti dei lavoratori in occasione del periodo caldo estivo, tutto in vista della grande fuga che è già in preparazione.

I sindacati hanno salvato i posti di lavoro, diranno: non potevamo assumerci la responsabilità di mettere tremila persone per strada, avevamo l'obiettivo di assicurare la continuità tra i vari ammortizzatori, abbiamo ottenuto dei tavoli ministeriali per risolvere le criticità del settore, in diciotto mesi il Governo ha il tempo per risollevare il settore.

Tutti contenti e soddisfatti.

E i lavoratori sono salvi?

 

Gli esuberi certificati che (per ora) si sono visti scongiurare il licenziamento si trovano davanti un accordo che sostanzialmente avevano bocciato nelle votazioni di tre settimane fa. Infatti, dopo il primo incontro al Mise come già scritto qui, si doveva decidere su un accordo che prevedeva proprio queste condizioni: sei mesi di solidarietà, 12 mesi di Cassa integrazione in deroga e altre belle condizioni poste a guarnizione di questa torta poco invitante. 

La differenza sostanziale, quella che i sindacati sottolineano come grande vittoria è la continuità degli ammortizzatori, senza necessità di avviare ancora una procedura di mobilità.

In sostanza però l'accordo non risolve nulla, non salva nessuno, ma per l'ennesima volta rimanda.
I lavoratori continueranno in quello stato di invivibile precarietà fatta di flessibilità e terrorismo aziendale ad horas, con prospettive lavorative pari a zero e nella speranza che i tavoli governativi riescano a salvare un settore in crisi irreversibile.
Si parla di irreversibilità, perché fino a quando le leggi attuali non si fanno rispettare, come l'articolo 24 bis che prevede l'obbligo per gli operatori di permettere una scelta da parte dell'utente, della provenienza del assistente con cui parlare, fino a quando non verranno fatte rispettare quelle leggi che puniscono le aste al massimo ribasso e fino a quando non verranno coinvolti nella discussione quegli operatori commitenti che continuano a inviare chiamate all'estero, preferendo il lavoro malpagato e per nulla garantito e protetto del povero di turno ai margini del "mondo che conta", non si troverà una soluzione seria al problema. 

Rimando


Si continua a rimandare perché il momento è delicato, c'è la campagna elettorale da difendere. Gli slogan fanno bene all'immagine di un Governo che ha snobbato per mesi la protesta dei lavoratori e che l'ha relegata a questione secondaria, con il vice ministro sorpreso del no dei lavoratori al primo accordo e che non ha fatto che riproporre per tutta la trattativa, la stessa identica proposta.

A questi tavoli di confronti, si dovrebbero affidare i lavoratori e sperare che in  6 mesi più dodici di cds e cigs, qualcosa possa cambiare, oltre ogni pressione sempre più forte, umiliazione e terrorismo psicologico,
Perché se qualcosa non cambierà, la problematica sarà sempre la stessa, con la differenza che gli esuberi saranno certificati e i tre centri oggettivamente in crisi e con tagli inevitabili.
Diciotto mesi molto distanti, anche troppo, ma sufficienti  per far dimenticare i titoli, le foto e i post trionfalistici.
In quel momento la strategia tanto temuta verrà a galla.

Ma la memoria di tutti avrà dimenticato anche questo. Saremo pronti per l'ennesimo giro sulla giostra.
Pronti per l'ennesimo slogan e per l'ennesima campagna elettorale, mentre il lavoro è ancora in fuga verso l'estero e il Titanic dei lavoratori che affonda.

Sperando che il grido #AlmavivaNonSiTocca sia più forte dello sconforto e della disillusione.


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