giovedì 9 aprile 2015

Le torture della Diaz e quel sangue che non potrà mai essere cancellato



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Ci voleva la sentenza della Corte europea dei diritti umani ad aprire gli occhi su quello che avvenne sabato 21 luglio 2001 alla scuola Diaz di Genova e nella caserma di Bolzaneto

Era necessaria questa storica sentenza a condannare quegli atti compiuti dalla polizia italiana come tortura, in violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani, secondo cui: 
Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti.
Inoltre, era davvero fondamentale la decisione della Corte per rendere chiaro a tutti che l'Italia non ha ancora una legge che condanni la tortura. 
Mancanza a cui sta mettendo una toppa singhiozzante il Governo Renzi.

Infine, grazie sempre alla Corte ci si è finalmente resi conto di quanto era inadeguata la figura di De Gennaro come capo della polizia. Così inadeguato che è stato successivamente posto a capo di Finmeccanica.

Meritocrazia tutta italiana.
Ora tutti sembrano aprire gli occhi, gridano il loro sdegno e i loro slogan.
La solita politica italiana, inerme, connivente e incapace di dare una risposta vera.


Negazione del diritto


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Arnaldo Cestaro ha ottenuto la vittoria davanti alla Corte.
La sentenza non risarcisce le ferite che hanno subito le centinaia di vittime della Diaz e le 222 persone detenute a Bolzaneto che furono sottoposte a un trattamento che finalmente può essere definito per quello che è stato, vera e propria tortura.

Ma dimostra che tutte le testimonianze poi parzialmente trasformate in documentari, libri e film sul G8 di Genova del 2001 sono realtà e che l'Italia è un Paese inadeguato.
Nel Belpaese, tra le tante cose, manca ancora una legislazione penale adeguata per quanto riguarda sanzioni contro gli atti di tortura e misure dissuasive che prevengano la loro reiterazione.

Difficile per la nostra dignità ripercorrere anni e anni di processi, di chiacchiere e di difese senza alcun senso.

Quattordici anni fa è avvenuta una vera e propria sospensione dello stato di diritto avvallata dai vertici della polizia e in contumacia dallo stesso ministero dell’interno. Successivamente si è cercato in tutti i modi di coprire e nascondere le responsabilità giustificando l’assalto della polizia con un inesistente pericolo eversivo, creando prove ad arte.

Si è calpestata la dignità delle persone fisicamente e moralmente più e più volte

Quanto valgono i nostri diritti?

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Quattordici anni di processi ci dicono quasi nulla. 
I massimi vertici della polizia di ststo condannati per il solo falso aggravato, si sono visti prescrivere le condanne mentre Gianni De Gennaro è stato prosciolto da ogni accusa ed è stato poi premiato con la presidenza di Finmeccanica. 

Per quanto riguarda i poliziotti, le guardie penitenziarie e i medici carcerari condannati per le violenze, nessuno ha scontato la pena, altri non sono nemmeno stati identificati.

Silenzio politico 

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La politica non ha fatto altro che cavalcare negli anni l'onda mediatica.
Anni di silenzio senza nessuna assunzione di responsabilità.

È difficile rivedere determinate immagini, leggere le testimonianze senza sentire un pugno nello stomaco forte.

A terra giace la dignità umana e sullo sfondo c'è lo stato di diritto fatto a brandelli nel tipico stile italiano.

Come ha scritto Nick Davies sul Guardian nel 2008 e pubblicato qui in italiano da Internazionale:
Genova ci dice che quando il potere si sente minacciato, lo stato di diritto può essere sospeso. Ovunque. 
In Italia è ormai una regola che tanti hanno imparato a proprie spese.

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